|
La storia
Cominciamo con una curiosità. Il Palazzo Pitti come dice il nome non fu edificato dai Medici ma dalla famiglia dei Pitti e più precisamente da Luca Pitti (1395-1472), mercante e banchiere, su disegno del più grande dell'epoca (se non di tutti i tempi), Filippo Brunelleschi. Si trattava di rivalità e le specifiche inderogabili del Pitti furono 2: che dentro la piazza antistante il palazzo di potesse entrare in abbondanza tutto il palazzo Medici. Che le finestre del palazzo Pitti fossero più grandi della porta principale del medesimo palazzo Medici. Effettivamente tutto combacia anche se non vi sono documenti che comprovano queste richieste.
La costruzione del palazzo cominciò intorno al 1457 sotto la direzione ufficiale del Fancelli allievo del Brunelleschi morto 12 anni prima. Le gare finanziare in genere trovano un vincente e diversi perdenti, soprattutto tra quelli che sopravvalutano le proprie possibilità finanziare. Nel 1464 i lavori si interruppero totalmente, come pariteticamente fecero gli Strozzi con il loro palazzo. Lo stato dei lavori comunque, permise alla famiglia Pitti di risiedere nel palazzo dal 1469 anche dopo la morte del Luca avvenuta 1472. Risollevatesi le sorti della famiglia,vendettero il Palazzo ad Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici che riteneva la zona dell'Oltrarno pià salubre del centro. La poveretta soffriva di tubercolosi, i figli erano cagionevoli di salute e due di loro già passati a miglior vita, mentre l'emorragie polmonari per la Principessa erano anche troppo frequenti. Il palazzo divenne così la principale residenza dei Medici, senza cambiare di fatto nome, e dando origine alla straordinaria rinascita del quartiere di Oltrarno, via via che le nobili famiglie della città imitarono i granduchi facendo a gara a costruire residenze nobiliari sulle appenatagliate Via Maggio o Via dei Serragli.
Nel 1560 fu realizzato il primo ampliamento del palazzo ad opera di Bartolomeo Ammannati, che edificò, tra l'altro, l'imponente cortile a più piani (ampiamente copiata da altri palazzi europei, come il Luxembourg di Parigi), mentre la sistemazione dei giardini era già stata iniziata nel 1551 da Niccolò Tribolo, uno dei primi grandi esempi di "giardino all'italiana". Il disegno originale dei Gucciardini era incentrato su un anfiteatro centrale, che venne realizzato sfruttando la conformazione naturale della collina, dove frequentemente vennero rappresentate commedie e tragedie di ispirazione classica, come alcune scritte da Giovan Battista Cini, mentre le scenografie erano curate dall'architetto di corte Baldassarre Lanci."
Nel 1565 Giorgio Vasari costruì il famoso "Corridoio Vasariano" che passando per il ponte Vecchio poteva collegare Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio attraversando anche la chiesa di Santa Felicita. la commissione e l'idea "geniale", permise ai Medici di recarsi al lavoro senza passare per le strade cittadine e mettendosi al sicuro da possibili attacchi o rivolte da parte dei cittadini o da sicari di famiglie rivali.
Nello stesso periodo, tra il 1558 e il 1570 l'Ammannati costruì lo scalone monumentale, ampliò le ali laterali del palazzo verso il giardino chiudendolo ad ovest da un corpo sovrastato da una terrazza da cui era possibile accedere agli appartamenti Signorili del primo piano. da quel punto il colmo della collina è a pari altezza dando una visione d'insieme del giardinoche sfrutta la conformazione della collina davvero spettacolare.
Nel 1641 vi fu posta anche la fontana del "Carciofo", disegnata dall'assistente del Giambologna, tal Francesco Susini. Da vedere anche le due Grotte, quella di Mosè dove concrezioni calcaree e statue di puttini che nuotano nella vasca danno un effetto particolare e l'altra, dell'Ammanati, composta di tre ambienti che legano pittura, scultura ed architettura in un magico effetto illusionistico e con giochi d'acqua.
Nel 1616 fu fatto il concorso per ampliare il palazzo dal lato piazza, concorso che fu vinto da Giulio Parigi, nipote dell'Ammannati e che condusse l'allungamento del corpo della facciata dal 1618, poi terminato da Alfonso Parigi, il figlio, nel 1631. Nel secolo successivo vennero aggiunte le due ali laterali mentre gran parte delle decorazioni e degli affreschi interni in stile manierista furono eseguite nel '600 in gran parte da Pietro da Cortona (1596-1669).
Il controllo mediceo su Firenze e la Toscana terminò con la morte di Gian Gastone de' Medici nel 1737. Gli sopravvisse la sorella Anna Maria Luisa che però, essendo donna, non poté fregiarsi del titolo di granduca di Toscana, che passò così a Francesco Stefano di Lorena ma che snobbò la città ed i suoi palazzi mentre il successore, Pietro Leopoldo ammodernò la città, fece diverse riforme e fu il primo ad aprire alcune ali del palazzo al pubblico (1883). |
Il Giardino di Boboli.
Curiosità. Qualcuno sa chi rappresenta quest'immagine? E' la reggia di Versailles, d'ispirazione italiana fatta costruire da Luigi XIV proprio su ispirazione italiana, anzi, Fiorentina. L'idea di Base è un Palazzo Pitti immensamente più grande ed a doppia "U" rovesciata. Il Giardino che in Francia ha dimensioni spropositate ma comunque bellissimo è comunque anch'esso una rielaborazione dei giardino all'italiana il cui primo abbozzo è proprio nella villa Medicea della "Petraia". L'influenza Fiorentina sulla Francia è stata "facilitata" dalle parentele Medicee con i Re di Francia (Caterina de' Medici).
Con molto campalinismo, si può anche affermare che la cucina Francese ebbe un grande impulso dalla cucina Fiorentina di li a poco rielaborata. Le Crêpes, non sono "Crêpes", ma "Frittatine", non si fanno sulla piastra ma in forno, devono essere soffici e delicate, quasi struggersi in bocca. L'uso della frutta nella cucina prima dell'avvento del pomodoro importato dal continente americano è tipico della cucina fiorentina ma viene usato come "aroma" non come integrazione. Una salsa all'arancia, va' fatta tirare e diventare omogenea altrimenti avremmo una salsa esclusivamente dolce e non elaborabile in ogni gusto possibile: salato, dolce, agrodolce. La lepre in dolce e forte, con cioccolato e pinoli, l'uso della forchetta... insomma, ci sarebbe da scrivere un libro |